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Il sogno di Adriano: l’eredità di un grande imprenditore italiano.

Just Knock

28/02/2020

Sono passati ormai sessant’anni dalla prematura scomparsa di Adriano Olivetti, e ad oggi la sua storia e quella della sua azienda, che ha portato l’Italia sulle vette dell’innovazione internazionale, sembra quasi dimenticata.

Gli italiani hanno sempre guardato con grande ammirazione l’America, ma siamo consapevoli del fatto che i super manager americani, attualmente, stanno riconsiderando le loro posizioni in una chiave più italiana?

Le principali multinazionali statunitensi ormai si stanno muovendo per garantire ai dipendenti la possibilità di ottenere una vita piena e realizzata anche grazie ad una realtà lavorativa ottimale.

Indovinate chi parlava di lavoro come fonte di cultura ed emozione,ormai più di sessant’anni fa: proprio Adriano Olivetti, pioniere del welfare aziendale italiano e non solo.

Adriano, infatti, sosteneva che una azienda, a prescindere dall’oggetto della sua attività, e soprattutto se inserita nel settore tecnologico, necessita prima di tutto di competenze specifiche e di un’ampia cultura

Questa visione, e la straordinaria capacità di circondarsi delle menti più brillanti e creative dell’epoca, ha garantito ad oltre 75000 dipendenti, servizi come case dedicate, studiate dai più geniali architetti dell’epoca, cinema e piscine per la città, diminuzione dell’orario di lavoro senza variazioni di salario, controlli sanitari e servizi per le famiglie come asili e scuole, colonie estive per i bambini e una biblioteca a disposizione degli operai nella mensa. 

Le sue stesse fabbriche erano dunque studiate per lasciare qualcosa al territorio, in termini di lavoro, certo, ma soprattutto di ricchezza e di valore a livello locale.

Ognuno dei dipendenti, dopo aver affrontato un percorso uguale per tutti, intraprendeva la sua strada portando in azienda il piacere di lavorare in un ambiente non solo per la posizione lavorativa, ma per la libertà, la forza professionale e la bellezza da cui si era circondati. La stessa bellezza e passione che ha prodotto alcuni degli oggetti più belli del Design Italiano, come le macchine da scrivere Lettera 22 e Valentine, portando al contempo un’ondata di innovazione, accompagnata da uno sguardo fuori dal comune verso il futuro. 

L’Olivetti ha inoltre rivoluzionato totalmente il sistema di retailing, creando i cosiddetti ‘Showroom”, degli spazi dove le persone si potevano incontrare ed immergersi in quella che era la filosofia e la cultura aziendale, oltre a poter consultare e provare i prodotti di punta.

Pochi sanno, che il primo personal computer del mondo, la Programma 101, sia stata proprio progettata in Italia, grazie ad un coraggioso team della divisione elettronica dell'Olivetti che andando contro le direttive della nuova dirigenza, avevano conservato i prototipi e li avevano salvati dal primo smembramento dell’azienda a causa della crisi.

Grazie a loro, nel 1964, la Olivetti presentò  alla Fiera Internazionale di New York al mondo un prodotto che rivoluzionò il mercato tecnologico.

A proposito di tecnologia ed innovazione, un'ampia parentesi su Olivetti parla della California. A Cupertino l’azienda di Ivrea fu la prima a fare tech nella Silicon Valley prima ancora che si chiamasse così. Nel 1973 la Olivetti aprì il suo primo ufficio a Mountain View (esattamente dove oggi ha sede Google). Nel ’79 la Apple stava muovendo i primi passi mentre Olivetti inaugurava l’Advanced Technology Center e tre anni dopo nasceva l’M20, un nuovo modello di personal computer.

Per dare un’idea, l’Apple Macintosh arrivò solo nell’84. 

Quando oggi si parla di Olivetti, però, i nostri imprenditori e super manager vi diranno soltanto che Olivetti era una fabbrica di idee, di design, di simboli, di geni ma non di profitti. La ‘visione’ e il sogno di Olivetti non era quello del moderno capitalismo, era totalmente fuori dalle righe ed è per questo che Olivetti, in fondo, ha fallito.

Alcuni dati sulle imprese italiane manifatturiere hanno fatto emergere come ci sia tra i nostri imprenditori, una forte tensione etica: molti infatti considerano importanti valori come la lealtà e la fiducia verso gli altri, alcuni reputano fondamentale avere un progetto di responsabilità sociale e altri hanno sottolineato l'importanza di poter far vivere meglio le persone.

Allora vi chiediamo di nuovo, lettori, secondo voi Olivetti ha davvero fallito?

“Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande”.

 

 

 

 

       

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